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      «Entri, entri, gridarono allora, avanti che il governatore sia informato del suo arrivo; entri! e noi ci facciamo mallevadori per la sua persona.»
      Marchisio si era fatto portare al palazzo le chiavi di tutte le porte: ma sotto di quella ove trovavasi Manfredi era aperto l'alveo del ruscello che attraversava la città. Avvertito da un Saraceno di quell'apertura, Manfredi, sceso tosto da cavallo, chinossi a terra per entrare nel canale. «No, non soffriremo mai, gridarono tutti gli altri, che il nostro principe entri in così vil modo nella sua città;» e spingendo tutti ad un tempo le porte, le sforzarono; e levando Manfredi sulle loro braccia lo portarono in trionfo verso il palazzo.
      Marchisio, udito questo tumulto, usciva colla sua guardia, avanzandosi contro il principe, determinato di venire alle mani, quando tutto il popolo gridò ad una voce: «scendete dai vostri cavalli, prostratevi innanzi al vostro principe, al figlio del vostro imperatore!» Marchisio, confuso, gittossi di fatti a terra, ed il suo esempio fu seguìto dalle guardie che, piegando un ginocchio, rinnovarono tutti insieme il giuramento di fedeltà.
      E per tal modo Manfredi si alzò dal fangoso rivo per salire sul trono; imperciocchè la somma della rivoluzione stava in questo avvenimento. Luceria, fortissima città, non era in verun modo esposta agli insulti di una sommossa popolare, onde gli ultimi sovrani vi avevano depositati i loro archivj ed i loro tesori. Il principe vi trovò la così detta camera fiscale di Federico e quella di Corrado, quella del marchese d'Oenburgo e quella di Giovanni Mauro; perchè col danaro colà ritrovato potè subito assoldar truppe.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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