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      O Tosco, che per la città del focoVivo ten' vai così parlando onesto,
      Piacciati di restare in questo loco.
      La tua loquela ti fa manifestoDi quella nobil patria natío
      Alla qual forse fui troppo molesto.
      Subitamente questo suono uscíoD'una dell'arche; però m'accostai,
      Temendo, un poco più al duca mio.
      Ed ei mi disse: volgiti, che fai?
      Vedi là Farinata che s'è dritto:
      Dalla cintola in su tutto 'l vedrai.
      Io aveva già 'l mio viso nel suo fitto,
      Ed ei s'ergea col petto e con la fronte,
      Come avesse lo 'nferno in gran dispitto:
      E l'animose man del duca e pronteMi pinser tra le sepolture a lui,
      Dicendo: le parole tue sien conte.
      Tosto che al piè della sua tomba fui,
      Guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso,
      Mi domandò: chi fur li maggior tui?
      Io ch'era d'ubbidir desideroso,
      Non gliel celai, ma tutto gliele apersi:
      Ond'ei levò le ciglia un poco in soso;
      Poi disse: fieramente furo avversiA me ed a' miei primi ed a mia parte,
      Sì che per duo fïate li dispersi.
      S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogni parte,
      Rispos'io lui, e l'una e l'altra fiata:
      Ma i vostri non appreser ben quell'arte.
      . . . . . . . . . . . .
     
      E se continuando al primo detto,
      Egli han quell'arte, disse, male appresa,
      Ciò mi tormenta più che questo letto.
      Ma non cinquanta volte fia raccesaLa faccia della donna che qui regge,
      Che tu saprai quanto quell'arte pesa:
      E se tu mai nel dolce mondo regge,
      Dimmi perchè quel popolo è sì empioIncontr'a' miei in ciascuna sua legge?200
      Ond'io a lui: lo strazio, e 'l grande scempio,
      Che fece l'Arbia colorata in rosso,
      Tale orazion fa far nel nostro tempio.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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