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      La pace di sant'Ambrogio a Milano accordava ai plebei la metà delle cariche, dalle funzioni d'ambasciatore fino a quelle di trombettiere del comune203.
      Indipendentemente dalla gelosia eccitata dalla distribuzione delle pubbliche cariche, i nobili erano inoltre esosi alla plebe, perchè sembrava che fossero essi soli cagione di tutte le pubbliche calamità. Le rivalità de' nobili facevano ogni giorno versare il sangue de' cittadini; le fazioni guelfe e ghibelline erano diventate pei primi contese di famiglia; ed anche le guerre esterne tra una ed altra repubblica potevano talvolta sembrare un risultato delle loro violenze e del loro impeto inconsiderato. Era universale opinione, e si andava pubblicamente dicendo che senza i nobili l'Italia goderebbe d'una imperturbata pace; quasi che le passioni cui si abbandonavano, fossero attaccate alla loro nascita, non alle loro funzioni ed all'esercizio del potere. Il popolo stanco di soffrire tanti mali, di cui dava la colpa alla sola nobiltà, si moveva di quando in quando alla vendetta sempre estrema nel primo empito della passione; impugnava le armi contro i nobili, gli esiliava, li perseguitava, li faceva perire sopra un palco: allora gli abitanti della campagna si rivoltavano contro la città; le terre ove abitavano i gentiluomini prendevano le armi contro la metropoli, ed il disordine e la pubblica ruina giugnevano all'estremo.
      Il numero degl'individui ond'erano composte le famiglie, e quel legame che le univa in separato corpo, formavano in gran parte la potenza de' nobili.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





Ambrogio Milano Italia