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      Per una strana rivoluzione la forza militare si trovò dunque tutta in mano della nobiltà, ed i pochi furono infinitamente più forti dei molti. Prima dell'invenzione delle armi da fuoco, e quando i soldati si battevano corpo a corpo, il numero delle truppe influiva assai meno che al presente sull'esito delle battaglie; perchè non eranvi che coloro i quali venivano a fronte l'uno dell'altro che potessero combattere. Quattro in cinquecento cavalieri gettavansi arditamente in mezzo a dieci mila pedoni, perchè al più potevano combattere ad un istesso tempo contro dei cinquecento cavalieri mille fanti, e gli altri nove mila dovevano rimanere inutili spettatori del combattimento finchè venisse la volta loro subentrando ai primi: e più volte accadeva che un piccolo corpo di cavalieri rompesse una colonna di parecchie migliaja di pedoni senza che un solo cadesse di cavallo. Non era dunque rigorosamente parlando una pugna ma un massacro, non trovando resistenza che in altro corpo di cavalieri egualmente armati, i quali urtandoli con eguale impeto e con eguali lance, potevano coglierli ed abbatterli. Se le lance si rompevano, i cavalieri combattevano colla spada o colla sciabla: talvolta riusciva loro di trovare la connessura delle corazze, o il difetto dello scudo; ma il più delle volte la battaglia terminavasi senza che morisse alcun cavaliere; e come si legge ne' romanzi di cavalleria, la sciabla picchiava sul capo del cavalier nemico, e lo stordiva senza però aprir l'elmo ond'era coperto.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326