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      Nel tredicesimo secolo i soldati a cavallo, essendo tutti gentiluomini, non soffrivano di militare che sotto capi di un rango superiore; giacchè (tale è la stravaganza del punto d'onore) erano ben disposti a vendere il proprio sangue, non però le vane loro pretensioni.
      I fuorusciti furono probabilmente i primi che si accontentassero di ricevere un soldo straniero, servendo ad una causa cui non erano altrimenti interessati. Perdute improvvisamente tutte le loro ricchezze, e non sapendo accomodarsi a meno agiato vivere, risguardarono il mestiere della guerra come il più nobile di quanti potevano esercitarne. Gli emigrati ghibellini di Firenze formarono una piccola armata mercenaria sotto il comando del conte Guido Novello, mentre i Guelfi capitanati dal conte Guido Guerra furono al soldo di potentati stranieri nelle guerre di Parma e di Sicilia. Alcuni feudatarj che intrattenevano alle piccole loro corti più gentiluomini che non potevano, cercarono di supplire colla guerra alle sottili entrate de' loro feudi. I marchesi Lancia e Pelavicino furono un dopo l'altro al soldo dei Milanesi ora con cinquecento, ora con mille cavalli. E non solamente chiedevano il pagamento della loro bravura, ma ancora della nobiltà, volendo oltre il danaro onorifici titoli che soddisfacessero l'ambizione loro, com'era quello di capitano generale, ed anche di signore della repubblica.
      Mentre in tal guisa si esacerbavano i partiti, ed a dismisura crescevano i disordini dell'anarchia, fu veduto nascere fuori dello stato un potere militare, afforzarsi, confondersi coi poteri civili, e minacciare la libertà. Milano, la più potente delle repubbliche lombarde, fu la prima di questa provincia a piegare sotto il giogo del dispotismo, seco ben tosto strascinando nella sua caduta tutte le altre.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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