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      Questa doppia elezione dava alla corte pontificia il diritto di appropriarsi la contrastata elezione. Il papa escluse i due competitori, e nominò l'anno 1263 Ottone Visconti che allora soggiornava in Roma. Era questi un canonico della cattedrale appartenente ad una delle più nobili famiglie milanesi. Martino, offeso da tale inaspettata elezione, si appropriò quasi tutti i beni della mensa episcopale; per lo che l'arcivescovo ed il papa si unirono ai nobili, e rialzarono le prostrate forze di questo partito.
      La città di Novara aveva probabilmente, come Milano, nominato il marchese Pelavicino suo capitano solamente per un determinato tempo; onde rientrata nell'esercizio de' suoi diritti, l'anno 1263 ne affidò la signoria a Martino della Torre, che quasi nello stesso tempo ebbe avviso d'un importante vantaggio ottenuto dalle sue truppe sopra i partigiani dell'arcivescovo ne' contorni del lago Maggiore. Ma furono questi gli ultimi prosperi avvenimenti di Martino, il quale in sul cominciare di settembre trovandosi in Lodi da grave infermità oppresso, e sentendosi morire, chiese ed ottenne dal popolo di Milano, che volesse accordare a suo fratello Filippo quell'autorità di cui egli era rivestito.
      Non sarebbe facile a decidere se l'immatura morte di quasi tutti i signori della Torre riuscisse utile o dannosa a questa famiglia. Un successore egualmente destro ed intraprendente, prendendo subito il luogo del defunto, avvezzava il popolo all'idea dell'eredità del supremo potere; ed essendovi stati, in meno di vent'anni, cinque capi della stessa famiglia, succeduti l'uno all'altro, si venne a risguardare l'ultimo quale rappresentante di un'antica dinastia.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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