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      Veniva in appresso un consiglio di otto nobili genovesi, eletti probabilmente ogni anno dalle compagnie de' nobili; perciocchè pare che i gentiluomini si fossero divisi in otto società formate sull'andare delle associazioni popolari di Milano. Tali compagnie eransi arrogate alcuni poteri non contemplati dalla costituzione, ma tacitamente riconosciuti dalla repubblica. Frattanto esse di già formavano un'oligarchia che aveva risvegliata non solo la gelosia de' plebei, ma quella ancora de' nobili, che a principio non essendosi inscritti in alcuna di tali associazioni, si trovarono in certo modo respinti fuori della nazione; per la qual cosa nel 1227, essi cospirarono, ma inutilmente, per ispogliare le compagnie nobili delle loro prerogative243. Il consiglio degli otto nobili eletti da queste compagnie era incumbenzato di tener conto delle spese e delle riscossioni della repubblica, come pure di prestare assistenza al podestà nelle sue funzioni; ed aveva presso di lui cinque notai del comune.
      Quattro tribunali, composti ognuno d'un console alle liti e di due notai, amministravano la giustizia ne' quattro quartieri della città. Venivano dalla repubblica nominati alcuni podestà subalterni per governare le terre del territorio e specialmente quella porzione che trovavasi oltre le Alpi liguri.
      La nobiltà erasi avvantaggiata sul popolo formando delle particolari società; il podestà era nobile, nobili i giudici ed i consoli, nobile il solo de' consigli che avesse influenza, quello degli otto; onde il potere della nobiltà non era soltanto grandissimo, ma in istato d'andare ogni giorno crescendo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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