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      Di fatti pochi uomini, nati in città libera, hanno con modi diversi da questi usurpata la tirannide. Genova non mancò di nobili demagoghi, e se non si assogettò stabilmente al loro dominio, ebbe più volte l'imprudenza d'accordar loro il supremo potere.
      Il primo di questi nobili lusinghieri del popolo fu Guglielmo Boccanigra. Nel 1257 mentre Filippo della Torre podestà dell'anno precedente partiva alla volta di Milano sua patria, si levò contro di lui il popolo a rumore accusandolo di venalità, ossia d'infedeltà nell'amministrazione della repubblica. Il consiglio degli otto nobili, ed i sindicatori della condotta dei magistrati caddero in sospetto, perchè non avevano proceduto contro di lui con rigore. Il popolo ripeteva ad alta voce che non voleva omai più essere la vittima di nobili e di podestà corrotti; che voleva scegliere tra i cittadini virtuosi un capo che fosse il depositario della sua autorità, e la di cui passata condotta fosse la guarentìa del suo amore della patria e della libertà: aggiunse ben tosto che Guglielmo Boccanigra era il solo che si fosse meritata la sua confidenza colle sue costanti liberalità, col suo amore pel popolo, soccorrendolo contra la nobiltà. I sediziosi s'avanzarono verso la chiesa di san Siro, portando in trionfo Guglielmo, e postolo a sedere presso l'altare, lo proclamarono capitano del popolo, ed in tale qualità si affrettarono di prestargli il giuramento di ubbidienza. Il susseguente giorno, i sediziosi nominarono trentadue anziani, quattro per compagnia, per formare il consiglio del nuovo capitano; e la prima legge che sottoposero alla loro decisione, fu quella che determinava la durata delle funzioni di Guglielmo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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