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      Calcolando però le truppe che Carlo aveva condotte di Francia, e quelle che aveva trovate in Italia, la sua armata doveva essere almeno più numerosa del doppio.
      Dall'una e dall'altra parte si cominciò la battaglia coll'infanteria, la quale sebbene cogli sforzi suoi non potesse decidere della vittoria, non però combatteva con minore accanimento. Gli arcieri saraceni passarono il fiume, ed attaccarono con alte grida i Francesi sull'opposta riva. L'infanteria europea che allora mancava egualmente d'appiombo e di leggerezza non poteva resistere meglio ai volteggiatori, che alla cavalleria, ed i Saraceni ne fecero da lontano colle loro frecce un'orribile carnificina. Per sostenere la sua infanteria si mosse il primo corpo di cavalleria francese gridando, montjoie chevaliers! Il legato del papa li benedì in nome della Chiesa, assolvendoli da tutti i loro peccati in ricompensa dei pericoli cui si esponevano pel servigio di Dio. Gli arcieri saraceni non sostennero l'urto della cavalleria francese, e ritiraronsi con perdita; ma la prima brigata della cavalleria tedesca scese allora nel piano di Grandella per incontrare nemici degni del suo valore291. Il suo grido di battaglia era Souabe cavalieri! In questo secondo incontro l'avvantaggio fu ancora di Manfredi; ma ossia che i Francesi fossero più vicini al loro campo, o che più rapide ne fossero le manovre, ricevevano sempre i primi i rinforzi della seconda, terza e quarta linea, sicchè ogni volta ristauravansi coll'arrivo di fresche truppe: e già combattevano tutti i loro quattro corpi di cavalleria, quando non erano ancora venuti alle mani che due di Manfredi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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