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      Ovunque pretendevano di essere accolti come vincitori, ovunque manifestavano il più alto disprezzo per la nazione suddita. I loro viaggi consumavano i popoli, e la loro dimora diventava ancora più ruinosa; perciocchè portavano seco i registri di tutte le imposte in vigore sotto Manfredi; di tutte quelle che Manfredi aveva abolite o surrogate ad altre; di tutte quelle che nelle urgenti circostanze alcuni cattivi re avevano alle volte tentato d'imporre ai loro popoli. Eransi coll'andare del tempo introdotte molte riserve e privilegi; molte contribuzioni non costavano al popolo il valore nominale; Carlo le fece tutte riscuotere a rigore, e riformò come abuso una tolleranza che altro non era che un beneficio de' passati re. Così que' medesimi che avevano tradito Manfredi, quelli ch'eransi immaginati di trovare sotto la protezione della chiesa e d'un re guelfo una pace ed una prosperità inalterabile, versavano amare lagrime sulla morte del principe di Svevia, ed accusavansi con profondo dolore d'incostanza, d'ingratitudine e di viltà298.
      Clemente IV, avvisato delle vessazioni che si commettevano in nome di Carlo, si credette in dovere di proteggere il popolo contro quel re ch'egli stesso aveagli dato. «Se il tuo regno, gli scriveva, viene crudelmente spogliato dai tuoi ministri, tu ne sei incolpato a ragione, poichè tu hai riempiuti i tuoi ufficj di ladri e di assassini che commettono ne' tuoi stati azioni di cui Dio non può sostenerne la vista.... Essi non temono di macchiarsi con ratti, con adulterj, con ingiuste esazioni, e ladronecci.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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