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      Carlo si fece per dieci anni dare la signoria della città, alla quale non era annessa che la prerogativa di tenervi un vicario per gli affari della guerra e della giustizia. I cittadini che avevano l'amministrazione della repubblica sostituirono un magistrato di dodici savj a quello di trentasei istituito da Guido Novello.
      I Fiorentini formarono in seguito diversi consigli, senza il consentimento de' quali la signoria non poteva risolvere verun affare d'importanza. Il primo che dovevasi interpellare, si chiamò consiglio del popolo, ed era composto di cento cittadini: da questo la deliberazione era portata entro lo stesso giorno al consiglio di credenza o di confidenza, nel quale sedevano di pieno diritto i capi delle sette arti maggiori. Era la credenza composta di ottanta membri: dal quale consiglio, come da quello del popolo, erano esclusi i Ghibellini ed i nobili. All'indomani la stessa deliberazione veniva assoggettata a due altri consigli, quello del podestà composto di ottanta membri tanto nobili che plebei, senza contare i capi delle arti che avevano diritto d'esservi ammessi, ed il consiglio generale formato di trecento cittadini di ogni condizione302.
      Lo stabilimento di tanti consigli, i di cui membri erano tutti amovibili, rendeva più rare e meno necessarie le assemblee del parlamento, ossia di tutto il popolo. Cinquecento settanta cittadini, distribuiti in quattro classi, dovevano dare i loro suffragi su tutti gli oggetti più importanti di legislazione e d'amministrazione, ed avevano parte alle nomine di tutti gl'impieghi; e perchè dopo un anno venivano loro surrogati altri cittadini, così si manteneva in tutti lo spirito del popolo e non quello del corpo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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