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      In sul cominciare del 1268 Carlo passò sul territorio di Pisa, ove assediò e prese varj castelli di questa repubblica, fra i quali Porto Pisano e Mutrone. Nonpertanto i Pisani non si scoraggiarono, anzi avevano di già pensato a chiamare contro di lui dal fondo della Germania un potente nemico, il quale fosse il loro liberatore, o almeno il loro vendicatore. Il giovane Corradino, figliuolo di Corrado e nipote di Federico, allevato dalla madre nella corte di suo avo, il duca di Baviera, era entrato nell'anno sedicesimo della sua età, e di già dava a conoscere di dover riuscire degno erede delle virtù de' suoi maggiori; e tutti i Ghibellini tenevano gli occhi a lui rivolti, come verso il liberatore dell'Italia ed il vendicatore della casa di Svevia. Sua madre Elisabetta erasi presa maggior cura di renderlo degno della corona, che di fargliela portare troppo presto. Quando Manfredi erasi dichiarato re di Sicilia, Elisabetta aveva riclamato presso di lui per la conservazione de' diritti del figliuolo; ma non aveva in seguito cercato di turbare l'amministrazione di quel valoroso principe, e lo vedeva con piacere difendere un'eredità che doveva tornare a suo figlio. Aveva perciò accortamente rigettate le offerte de' Guelfi che, avanti la venuta di Carlo d'Angiò, proponevanle d'armare Corradino contro Manfredi e di fargli ricuperare gli stati de' suoi padri. Quando i Ghibellini oppressi o esiliati da Carlo vennero a rinnovarle le medesime istanze, quantunque accordasse maggior confidenza a questi antichi amici della sua casa, rifiutavasi ancora alle loro istanze, trovando suo figlio troppo giovane per governare, e sopra tutto troppo giovane per attaccare in così lontano paese un vecchio guerriero, un vecchio politico, sostenuto da tutto l'apparecchio della religione e dal valore d'una bellicosa nazione.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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