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      Rodolfo dava voce di venire presto a Roma a prendere la corona dell'Impero, e già stava apparecchiando l'armata che doveva accompagnarlo; ma in pari tempo lagnavasi di Carlo perchè avesse usurpati i suoi diritti su quasi tutta l'Italia, intitolandosi vicario imperiale, quando niun imperatore gli aveva accordato questo titolo. Rodolfo accoglieva i Ghibellini, che, perseguitati in ogni parte d'Italia per la causa dell'Impero, affrettavansi d'adunarsi intorno al nuovo imperatore. Sebbene non avesse questi dichiarata la guerra al re di Sicilia, si prevedeva che l'imminente sua spedizione sarebbe contro di lui diretta. Di che mostrandosi Carlo timoroso, Nicolò si diede premura d'intromettersi tra i due monarchi per riconciliarli, predicando loro moderazione.
      Rodolfo era tanto più da temersi, che era uscito vittorioso da una pericolosa guerra con Ottocarre di Boemia, nella quale questo principe aveva perduta la vita; e che aveva conquistati colle sue truppe ed uniti a' suoi stati i ducati d'Austria, di Stiria e di Carinzia. Carlo che temeva la potenza ed il valore di questo imperatore, non poteva far valere alcun diritto sulla Toscana e sulla Lombardia, che pure erano l'argomento della loro controversia; poichè in forza ancora della sua bolla d'investitura e del giuramento che accompagnava il suo vassallaggio verso la santa sede, egli aveva convenuto che queste province non potrebbero essere mai possedute dal re delle due Sicilie, e ch'egli erasi obbligato a rinunciare al vicariato di Toscana ed al senatorato di Roma qualunque volta il papa lo richiedesse.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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