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      Nello stesso tempo «disponeva arbitrariamente delle ricche o nobili eredi, che dava ai suoi partigiani in matrimonio come compenso dei loro servigi; mentre condannava alla morte, senza che pur fossero accusati d'alcun delitto, o faceva languire entro infernali prigioni, o condannava alla deportazione ed a lungo esilio gli uomini che gli erano sospetti. Molti signori, che la religione, l'età, o la dignità loro facevano venerabili, venivano assoggettati ad insultanti trattamenti come i più vili del popolo; e per colmo d'oltraggio, oltraggio che in ogni luogo precipitò i tiranni, le donne erano esposte alla brutalità dei soldati»394. Infatti tale offesa sorpassa tutte le altre: non è la galanteria, che potrebbe eccitare il furore della nazione la più gelosa, bensì l'insolenza del forte esercitata contro il debole; l'impudenza della dissolutezza, che disprezza la protezione che gli sposi ed i fratelli debbono alle loro spose o sorelle.
      Giovanni di Procida parlò di vendetta ai Siciliani profondamente ulcerati; fece loro comprendere che si avvicinava il tempo d'esercitarla; ma in pari tempo gli esortò a prepararla lentamente per renderla più sicura, e loro promise i soccorsi di Pietro d'Arragona loro legittimo sovrano, e di Michele Paleologo nemico de' loro nemici.
      Andò infatti a Costantinopoli, ed informò il Greco imperatore de' formidabili apparecchi che si preparavano contro di lui395. Carlo faceva equipaggiare ne' porti delle due Sicilie cento galee leggeri, venti grossi vascelli, trecento navi da trasporto e duecento palandre per trasportare i cavalli.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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