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      In quest'anno scoppiò la lite tra le due potenti repubbliche di Genova e di Pisa, lite che doveva essere cagione ad ambedue d'immensa perdita di ricchezze e di soldati.
      L'anno 1276 la repubblica di Pisa era stata costretta dai Fiorentini a richiamare tutti gli esiliati, ma in tale circostanza la sua sommissione alla volontà de' suoi nemici le era riuscita vantaggiosa. I nobili richiamati nel suo seno avevan vissuto in pace, e tale era in questo secolo la semplicità de' costumi privati e l'economia de' più ricchi cittadini, che ad una città bastava il riposo di pochi anni per vedere duplicate le proprie entrate, e trovarsi per così dire imbarazzata dalle sue ricchezze. Era ignoto ai Pisani il lusso della mensa, degli addobbi e della numerosa servitù, benchè il loro fertile territorio producesse ogni anno ubertose ricolte e fossero ad un tempo proprietari e sovrani di quasi tutta la Sardegna, della Corsica e dell'isola dell'Elba. Avevano inoltre stabilite colonie a san Giovanni d'Acri ed a Costantinopoli, e le loro fattorie in queste due città facevano un estesissimo commercio coi Saraceni e coi Greci. Nè ci voleva meno di così grosse entrate, come erano le loro, per supplire alle immense spese delle guerre marittime, e per far fronte alle ruine che accompagnavano sempre la disfatta di ogni fazione, quand'erano confiscati i beni dei vinti, e le loro case abbandonate al saccheggio. Nulladimeno perchè in tempo di guerra non si erano consumate le entrate a venire, la pace accumulava nuove fortune, e riparava in pochi anni le perdite delle passate guerre.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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