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      Intorno ai vascelli il mare era vermiglio pel sangue che usciva dai bocca-porti; ogni onda era coperta di cadaveri, di scudi, di lance, di freccie, di caschetti. Frattanto i capitani gridavano per incoraggiare i loro soldati, non cessando di ripeter loro che questa volta trattavasi della salvezza della patria; che spesso avevano combattuto coi medesimi nemici cogli eterni nemici della loro città; ma che prima d'ora i due popoli non eransi ancora trovati tutt'intieri in faccia l'uno dell'altro, che non avevano giammai, per ottenere la vittoria in una sola battaglia, sagrificate tutte le risorse delle battaglie future: ed i soldati, rispondendo con furibonde grida a tali conforti, raddoppiavano i loro sforzi.
      Le galere battevansi all'arrembaggio, e quella montata dal Morosini era alle mani col vascello ammiraglio d'Oberto Doria. In quest'istante i trenta vascelli di Benedetto Zaccaria uscirono dall'opposta riva della Meloria e s'unirono alle altre navi genovesi. La galera di Zaccaria si pose dall'altro lato del vascello ammiraglio pisano, il quale, attaccato da due bande, fu finalmente preso dopo una lunghissima resistenza, mentre un altro vascello che portava lo stendardo del comune di Pisa, attaccato da due galere, cadeva pure in potere dei nemici. Questa doppia perdita sparse il terrore nella flotta pisana, ed il conte Ugolino, come assicurano gli scrittori pisani, colse quell'istante per dare il segno della fuga, non per viltà, ma per indebolire la sua patria, onde più facilmente ridurla in servitù.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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