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      Il cardinal Latino fu il primo a dare il suo voto al venerabile eremita, ed il suo esempio fu all'istante seguito dagli altri, onde Pietro Morone fu eletto papa a pieni voti. Gli si mandarono un arcivescovo e due vescovi per partecipargli la seguíta elezione. Il povero eremita, vedendo arrivare que' prelati di un rango tanto superiore al suo, si gittò alle loro ginocchia; ed i prelati anch'essi si prostrarono chiedendo la benedizione al nuovo papa. Quando gli si potè far intendere il sorprendente cambiamento del suo stato, tentò di sottrarsi colla fuga a tanti onori; ma la gente che accorreva da ogni banda per vedere un mendico trasformato in sovrano, gli chiuse la via e lo sforzò a tornare alla sua celletta57.
      Il nuovo papa potè contare due re tra la folla che venne a vederlo, Carlo II re di Napoli, che già da sei anni era stato posto in libertà dagli Arragonesi mediante un trattato di pace che poi non osservò, perchè il papa lo dispensò dagli emessi giuramenti, e suo figliuolo, Carlo Martello, che aveva il titolo di re d'Ungheria per avere sposata l'erede di quel regno. I due re vollero superare le dimostrazioni di rispetto date a Pietro Morone dai loro sudditi, tenendo ambedue la briglia del suo asino quando il papa, che si fece chiamare Celestino V, fece il suo solenne ingresso nella città dell'Aquila. Ma essi con sì fatti esteriori segni di rispetto acquistarono la più grande influenza sullo spirito del nuovo pontefice. Incominciarono dal persuaderlo a non prestarsi al desiderio de' cardinali che lo stimolavano a raggiugnerli a Perugia, a Roma, o in altra città dello stato ecclesiastico.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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