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      Nel 1301, il papa lo creò conte della Romagna, capitano del patrimonio di san Pietro, signore della Marca di Ancona, e, con un nuovo titolo, pacificatore della Toscana95.
      Prima che il principe francese potesse giugnere in Toscana, la parte de' Bianchi, che allora dominava ne' consigli di Firenze, aveva cercato di rendersi forte; e giudicò opportuno di fare a Pistoja l'esperimento delle sue forze e de' mezzi che poteva impiegare per trionfare. Il capitano del popolo di questa città non rimaneva in carica che sei mesi. Il governo fiorentino, in forza della balía che gli era stata confidata, diede prima questa carica a Guido Cavalcanti appartenente ad una famiglia altra volta ghibellina. Questo nuovo magistrato violò la legge pubblicata per la pacificazione di Pistoja, ed in cambio di dividere egualmente le magistrature tra le due parti, scelse tutti gli anziani tra i Bianchi; e poco dopo ajutato dagli stessi anziani, destituì tutti i Neri che possedevano il governo di qualche castello o carica di confidenza, per sostituir loro dei Bianchi96. Passati i sei mesi, i Fiorentini nominarono in sua vece Andrea Gherardini, la di cui amministrazione doveva essere ancora più parziale e più violenta della precedente. Andrea si afforzò d'armi e di cavalli, si assicurò la dipendenza delle compagnie popolane e de' loro confalonieri; indi accusando i Neri di voler dare Pistoja ai Lucchesi, citò, una dopo l'altra, le principali famiglie del partito nero a presentarsi al suo tribunale. E perchè queste esitavano a porsi nelle sue mani, andò ad attaccarle cogli arcieri ed i confalonieri delle compagnie; prese a viva forza le loro case colle macchine di guerra o col fuoco; e dopo aver vinto tutto ciò che gli faceva resistenza, cacciò di città tutti i Neri, spianò i loro palazzi e fortezze, abbandonandone i beni al saccheggio.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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