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      La parte dei Bianchi aveva fatte sue le passioni dei Ghibellini che le si erano uniti; ma sebbene più non fosse una parte moderata, pure bramava ancora di essere creduta tale, e però non ardiva confessare gl'interni sentimenti, credendosi obbligata a conservare certi riguardi che minoravano la sua forza, senza illudere i suoi nemici. Se i Bianchi si fossero apertamente dichiarati Ghibellini, avrebbero potuto fortificare i passaggi della Sambuca, e fermare o ruinar Carlo che non aveva che un pugno di gente; avrebbero stretta alleanza coi Ghibellini di Pisa, di Arezzo e delle città di Romagna, e postisi in tale situazione da non poter essere facilmente oppressi. Ma i Bianchi volevano ancora coprirsi del nome del partito guelfo; mostrarsi ancora ligi alla chiesa ed alla casa di Francia, e non osavano prendere alcuna vigorosa risoluzione; onde senza porsi in istato di resistere ai loro nemici, non ottennero nè meno di placarli.
      I Bianchi di Pistoja, avvisati dell'avvicinarsi di Carlo di Valois, introdussero molti pedoni e cavalli in città; provvidero di petriere le porte e le mura, e prepararonsi come coloro che dovessero essere assediati: in pari tempo invitarono Carlo ad entrare in Pistoja, e mandarongli incontro per onorarlo giostratori e paggi a cavallo. Egli scese lungo l'Ombrone, come se avesse intenzione di approfittare di tali amichevoli disposizioni, ma giunto a Ponte Lungo, due miglia sopra Pistoja, si volse bruscamente a destra e andò ad accamparsi a Borgo a Buggiano posto sulla strada di Lucca99.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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