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      Carlo accordò senza difficoltà tutto quanto gli fu chiesto, e confermò la sua promessa a viva voce dopo il suo arrivo101.
      Magnifico fu l'ingresso del principe francese in Firenze. Carlo aveva portata la sua truppa ad ottocento cavalli; gli abitanti di Perugia l'avevano accompagnato con duecento uomini d'armi sotto colore di testificargli il loro rispetto, ed i Lucchesi erano venuti ad incontrarlo. Cante d'Aggobio, Malatestino, Maghinardo di Susinana, ed altri gentiluomini di Romagna, che incominciavano a far il mestiere di condottieri, arrivavano un dopo l'altro con otto o dieci cavalli per unirsi alla corte, e la signoria non osava negare l'ingresso a verun di loro.
      Allora fu che gli uomini più vili ed abbietti credettero di poter fare pompa di coraggio. «Per il bene della patria, dicevano costoro, non temeremo di tirarci addosso la nimicizia della signoria e di mostrare gli errori ch'ella ha commessi.» In fatti, la signoria non era più a temersi, nè più poteva castigarli. «Noi oseremo, aggiungevano, prendere la difesa dei Neri oppressi, e disvelare l'ingiustizia, di cui la signoria si è fatta colpevole verso di loro, escludendoli dagli ufficj.» I Neri, che essi affettavano di prendere sotto la loro protezione, avevano in città mille duecento uomini d'armi ai loro ordini. Altri non si vergognavano di vantare la tranquillità di cui godevano dopo avere perduta la libertà. Baldino Falconieri occupava la tribuna la maggior parte del giorno; e l'argomento de' suoi discorsi era sempre il confronto delle passate turbolenze coi presenti tranquillissimi tempi, ne' quali i cittadini potevano abbandonarsi a sicuro sonno102.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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