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      Mentre uomini senz'onore vantavano questa pretesa tranquillità, i due partiti si preparavano a nuove zuffe. Ma Vieri de' Cerchi, il capo de' Bianchi, non aveva nè i talenti nè l'energia necessaria per ridurre a salvezza il suo partito. I priori, che non volevano perdere il merito dell'apparente loro imparzialità, non prendevano che deboli partiti; e niuno osava porsi in aperta difesa per timore di essere da tutti abbandonato. I Bianchi, che veramente erano d'origine guelfa, cercavano di rappattumarsi coi loro avversarj ripetendo che tutti appartenevano alla stessa fazione; onde i Ghibellini associatisi prima con loro, temevano di vedersi traditi e andavano lentamente ritirandosi per timore che la pace tra i Guelfi non si effettuasse a loro spese. I campagnuoli che avevano ricevuto ordine di armarsi, nascondevano i confaloni e si disperdevano; il podestà coi suoi arcieri aveva fatta una parziale pace coi Neri; e quantunque lo stendardo dello stato fosse esposto alle finestre del palazzo della signoria, i cittadini non prendevano le armi per andarvi in difesa dei loro priori103. Frattanto Carlo di Valois aveva domandate le chiavi di porta romana, presso la quale egli abitava; e benchè quando fu ricevuto giurasse di far osservare dai suoi soldati le leggi e le sentenze della repubblica, questa medesima notte fece entrare, per la porta che gli fu data, Corso Donati e tutti gli esiliati.
      I priori lagnaronsi con Carlo della violazione dei trattati, ed egli giurò di non avervi avuta parte e di voler castigarne gli autori, chiedendo, per poterlo fare, che i capi delle due parti gli fossero consegnati, ond'essere in istato di metter fine a tanti disordini, e ristabilire una volta l'autorità della repubblica.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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