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      » Dopo queste invettive tanto indegne di un padre de' fedeli, e così malsonanti in bocca di qualunque sovrano, Bonifacio accusava i Colonna di avere approvata ed incoraggiata la rivoluzione dei Siciliani e dei re d'Arragona, rimproverava loro di non aver voluto dargli in mano le città e castella che possedevano, ed in conseguenza egli privava Pietro e Giacomo Colonna della dignità cardinalizia, gli spogliava di tutti i beni e di tutte le rendite che loro appartenevano e gli assoggettava alla scomunica con tutti coloro che prenderebbero la loro difesa: escludeva i loro nipoti, fino alla quarta generazione, dalla facoltà d'entrare negli ordini sacri, e per ultimo scomunicava chiunque osasse asserire che Pietro e Giacomo Colonna erano ancora cardinali115.
      Ad una così violenta bolla risposero i Colonna con un manifesto, nel quale dichiaravano: di non riconoscere Bonifacio per papa e capo della chiesa; che Celestino V non ebbe il diritto, e forse nemmeno la volontà d'abdicare; che l'elezione del suo successore, fatta mentre egli ancora viveva e regnava, era di sua natura invalida ed illegittima. Questo manifesto accrebbe il furore del papa, che con una seconda bolla confermò la sentenza di deposizione e di scomunica, incaricando gl'inquisitori di perseguitare per delitto d'eresia i Colonna e tutti coloro che avevano le loro opinioni. Indi fece pubblicare contro di loro la crociata con indulgenza plenaria a favore di coloro che vi prenderebbero parte116.
      Il papa non era intenzionato di limitarsi ai soli castighi ecclesiastici, ma, dopo aver atterrato i palazzi de' Colonna in Roma, mandò l'armata crociata ad assediarne le fortezze sotto la condotta dei due legati Matteo Acquasparta, cardinale di Porto, ed il vescovo di san Rufino, che ne presero molte d'assalto: ma Palestrina fece una lunga resistenza; onde si vuole che Bonifacio, disperando omai di sottometterla, chiamasse a dirigerne l'assedio Guido di Montefeltro, quello stesso che del 1282 aveva compiutamente rotti i Francesi a Forlì, e più tardi difesa Pisa dai Guelfi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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