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      Questo generale ghibellino, che si era nella milizia reso così illustre, aveva abbandonato il mondo, e viveva penitente vestito dell'abito francescano. Bonifacio, in virtù del suo giuramento d'ubbidienza alla santa sede, gli ordinò d'esaminare come potrebbe prendersi Palestrina, promettendogli plenaria assoluzione di tutto quanto potrebbe fare o proporre contro i dettami della propria coscienza. Guido cedette alle istanze di Bonifacio, esaminò le fortificazioni di Palestrina, e non trovando alcun lato debole per poterla superare a viva forza, tornò al papa chiedendogli di assolverlo ancora più espressamente da ogni delitto ch'egli aveva commesso, o che poteva commettere nel consigliarlo, e quando fu munito di quest'ampia assoluzione: «Io non ci vedo, gli disse, che un solo mezzo, promettere molto e mantener poco117.» Dopo avere così consigliata la perfidia, si ridusse di nuovo al suo convento. Bonifacio offrì agli assediati ogni larga condizione; accordando il perdono ai Colonna se entro tre giorni si presentavano al suo tribunale. La città s'arrese; ma la sua vendetta non fu compiuta per avere i Colonna avuto sentore che il papa li voleva tutti condannare alla morte: approfittando di tale avviso, e non avendo più alcun castello nella campagna di Roma che potesse tener lungo tempo, rifugiaronsi in lontani paesi, ed alcuni ottennero asilo in Francia da Filippo il bello.
      Malgrado il favore che Bonifacio aveva in generale mostrato a tutta la casa di Francia, aveva già avuto qualche disputa col re Filippo, il quale, nè meno intollerante essendo, nè meno iracondo di Bonifacio, aveva più presenti le ingiurie che i beneficj.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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