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      Le porte di san Paolo, non iscolpite in rilievo, ma soltanto incise, hanno le linee formanti il contorno delle figure ornate d'argento: malgrado però il sussidio della ricchezza questo lavoro prova l'estremo decadimento dell'arte147: per l'opposto le porte del battistero di Firenze sono di alto rilievo, e divise in iscompartimenti che formano altrettanti quadri di squisita bellezza. Tali sono gli effetti del despotismo e della libertà. Tra gli ornamenti del duomo di Firenze osservansi pure alcune statue di marmo dello stesso scultore; altre di Nicolò Pisano, suo padre, abbelliscono la faccia del duomo di Orvieto: ed il padre Guglielmo della Valle assicura che Michelangelo e Luca Signorelli hanno più volte studiati quei modelli148.
      Il tredicesimo secolo produsse pure Cimabue e Giotto, che i Fiorentini risguardano come i ristauratori della pittura, sebbene Pisa, Siena, Bologna e Venezia, pretendano di avere avuti pittori più antichi e non inferiori a questi di merito. È probabile che alcuni pittori portassero in Italia nel dodicesimo secolo il barbaro stile della greca pittura d'allora, i duri contorni, le loro figure in profilo, le goffe ed assiderate loro attitudini. Tutti i quali difetti, a fronte della più barbara maniera degli antichi pittori italiani, venivano imitati ed ammirati come fossero maravigliose cose, se non altro a motivo della vivacità del colorito, e del fondo di oro, che dava qualche rilievo alle loro figure. Ci assicurano il Vasari ed il Baldinucci, che Cimabue, trovandosi in Firenze del 1240, apprese l'arte da alcuni di questi pittori greci; ma che ben tosto, spinto dal suo buon genio, abbandonò quegl'informi esemplari per seguire i migliori che gli presentava la natura.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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