Pagina (181/288)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Tra gl'Italiani e tra gli ecclesiastici d'ogni paese molti eranvi i quali credevano che l'autorità del monarca sopra l'Italia derivasse da questa cerimonia, o piuttosto dal trovarsi il monarca al di qua delle Alpi. Questa supposizione veniva confermata dall'abbandono di Rodolfo d'Absburgo e de' suoi successori, che quasi non avevano avuta veruna relazione con l'Italia. Nello spazio di sessantaquattro anni tutti i governi di questa contrada eransi emancipati dall'impero, come se l'imperatore più non conservasse veruna autorità sopra di loro.
      È veramente uno strano fenomeno, che l'Italia in quel lungo interregno, lungi dal pronunciarsi contro l'autorità imperiale, di circoscriverla, o di annullarla, l'abbia per lo contrario ingrandita ed innalzata oltremodo, atterrando innanzi a lei que' limiti che gli si erano opposti in altri secoli.
      Gli Enrici, Lotario, Corrado e Federico Barbarossa erano i capi di una libera corporazione; le loro prerogative venivano ristrette dai privilegi dei grandi e del popolo; il potere legislativo era riservato alla nazione adunata nelle sue diete; i doveri de' feudatarj, regolati dal loro vassallaggio, riducevansi a certi servigi perfettamente noti ai feudatarj ed al loro capo, ed avevano essi insegnato a questo capo a conoscere ancora quali diritti eransi essi medesimi riservati. Dopo un secolo e mezzo di guerre, quasi tutte svantaggiose all'impero, dopo sessantaquattro anni d'interregno, questa costituzione fu sepolta nell'obblio, e l'imperatore venne risguardato come un monarca assoluto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





Italiani Italia Alpi Rodolfo Absburgo Italia Italia Enrici Lotario Corrado Federico Barbarossa