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      Come Enrico vedeva nel re di Napoli il suo più potente avversario, i Fiorentini credettero di averlo per loro ajuto e difensore. Sebbene l'imperatore non avesse ottenuto contro di loro verun vantaggio, la situazione della repubblica non era affatto prospera. Nell'inverno il suo territorio era stato saccheggiato; molti de' suoi gentiluomini e tutti gli emigrati, Bianchi e Ghibellini, eransi afforzati ne' castelli delle montagne per farle guerra; il tesoro erasi esaurito negli armamenti del passato anno, ed i continui rinforzi che andava ricevendo l'imperatore rendeva inquieti i Fiorentini, non sapendo essi ove volgerebbe le sue armi. Spedirono perciò due deputati a Napoli per chiedere ajuto. Le città di Siena, Perugia, Lucca e Bologna unirono i loro inviati a questa deputazione, che, introdotta in corpo innanzi a Roberto, gli espose i pericoli della lega guelfa, sforzandosi di fargli sentire che la sua sicurezza era attaccata alla conservazione dell'indipendenza delle repubbliche toscane, che con tanto zelo avevano abbracciato il suo partito. Roberto dava loro le più larghe assicurazioni d'attaccamento, dichiarando che, se i pericoli del suo regno non avessero resa necessaria la sua presenza, avrebbe egli stesso comandate le truppe toscane e fattosi capitano dei Fiorentini; promise di mandare in sua vece il fratello Pietro con un ragguardevole corpo di cavalleria; ma in una seconda udienza scemò d'assai la confidenza che aveva inspirata nella prima, chiedendo loro anticipatamente il soldo delle sue truppe per tre mesi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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