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      Ne' tempi a noi più vicini i malcontenti sempre tenuti di vista dagl'inquisitori di Stato, sempre circondati di spie e di delatori, lungi dal poter condurre una trama contro al governo fino alla vigilia della sua esecuzione, non avrebbero pure avuto il tempo di adunarsi per lagnarsene: perciocchè giunse un tempo nel quale la sicurezza de' governanti venne risguardata come l'unico scopo dell'ordine sociale, e a quella si sagrificarono la sicurezza, la libertà, la tranquillità dei cittadini. Il doge non ebbe sentore della cospirazione che in sul far della sera della domenica 15 giugno: gli fu dato avviso che adunavansi moltissime persone presso di Boemondo Tiepolo, ed altre assai innanzi alla casa Querini. Fece all'istante chiamare i consiglieri della signoria, gli avogadori di comune, e que' nobili che sapeva attaccati al nuovo ordine di cose. Mandò ordine ai sediziosi di separarsi, ed in pari tempo afforzò tutte le strade che fanno capo alla piazza di san Marco300.
      Intanto i congiurati avevano occupata la camera degli ufficiali di pace a Rialto e quella delle biade. Il lunedì mattina allo spuntar del giorno marciarono verso la piazza. Diversi militari stranieri confusi coi congiurati, assai numerosi anche soli, ne accrescevano le forze; onde la battaglia, che attaccarono colle truppe comandate dal doge, riuscì sanguinosissima. Ma questi che aveva avuto molte ore di tempo per prepararsi, approfittò del vantaggio che davangli le località, immenso vantaggio per chi sta sulle difese.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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