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      Questa truppa non bastava a dare ai Fiorentini un deciso vantaggio sopra un così attivo e valoroso generale com'era Uguccione, il quale dal canto suo non lasciava un istante di riposo ai Guelfi vicini, guastando quasi nello stesso tempo le terre di Pistoja, di Samminiato e di Volterra, occupando le più importanti castella di Val di Nievole ed assediando Montecatini, la sola fortezza che rimanesse in mano de' Guelfi tra Lucca e Pistoja.
      I Fiorentini vedevano con sommo timore, senza potervi provvedere, i rapidi progressi d'Uguccione, perchè s'erano legate le mani col dare nel precedente anno la loro signoria a Roberto. Altronde non potendo liberamente disporre delle loro finanze e non avendo un credito indipendente, erano inabilitati a fare da se medesimi uno sforzo vigoroso contro il nemico che li tribolava. Dovettero dunque nuovamente ricorrere al re Roberto, pregandolo a spedire un altro de' suoi fratelli, Filippo, principe di Taranto, per comandare le loro milizie. Questo principe arrivò l'undici luglio del 1315 con suo figlio Carlo e cinquecento uomini d'armi al soldo de' Fiorentini.
      Intanto Uguccione andava stringendo l'assedio di Montecatini; ma avuto avviso degli apparecchi che si facevano in Firenze per attaccarlo, aveva chiamati al suo campo tutti gli alleati ghibellini, e formata un'armata di due mila cinquecento uomini d'armi con un proporzionato numero d'infanteria312. Dal canto loro i Fiorentini avevano ricevuti rinforzi da Bologna, Siena, Perugia, Città di Castello, Agobbio, Pistoja, Volterra, Prato e dalle città della Romagna; ed avevano formato un'armata di tre mila duecento cavalli con un grosso corpo di pedoni313. Ne prese il comando Filippo, principe di Taranto, il maggiore de' fratelli del re, il quale mosse da Firenze il 6 agosto del 1315 per far levare l'assedio di Montecatini.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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