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      Cane, avvisato del loro arrivo, gli stava aspettando in città; e quando duecento di loro ebbero passato la porta, piombò sopra di loro e tutti gli uccise o fece prigionieri. In seguito attaccò gli altri rimasti al di fuori, li ruppe, e gl'incalzò fino sul territorio di Padova338.
      Cane della Scala si lagnò d'avere i Padovani rotta la pace con lui conchiusa, e domandò che la repubblica di Venezia gli obbligasse a pagare venti mila marchi d'argento; pena imposta a coloro che commettessero le prime ostilità. Dal canto loro i Padovani assicuravano di non aver presa parte nella congiura che non era stata diretta che dai fuorusciti; ma Cane, dopo avere condannati a morte cinquantadue congiurati fatti da lui prigionieri, venne colla sua armata a guastare il territorio di Padova; e prima che terminasse la campagna s'impadronì dei forti di Monselice, di Montagnana e di Este339. Anche nell'inverno e nella susseguente primavera continuò a guastare le campagne de' Padovani, senza che questi fossero a portata di fargli resistenza. Risparmiò per altro le terre appartenenti alla casa da Carrara; ma era tale la leggerezza del popolo padovano, che a quest'epoca aveva collocata tutta la sua confidenza nella medesima casa da Carrara; e rimproverando Macaruffo d'avere eccitata una così disastrosa guerra, lo sforzò a cercare, con tutti i veri patriotti, sicurezza nell'esilio. Finalmente come la repubblica soffriva ogni giorno nuovi mali, i partigiani dei Carraresi, che occupavano soli tutte le magistrature, adunarono il senato dei decurioni, onde provvedere ai pericoli della patria.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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