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      Non conoscevasi l'esempio di verun signore che avesse potuto conservare più di dieci anni la signoria d'una città; ed ogni rivoluzione, preceduta da una zuffa che costava la vita a molti cittadini, era accompagnata dall'esilio e dalla ruina di tutto un partito, di cui venivano confiscati i beni e spianate le case.
      Non pertanto in mezzo a tanti disastri la popolazione non diminuiva sensibilmente, nè spegnevasi affatto l'energia nazionale. Eravi troppa vita in tutte queste zuffe, troppe passioni in movimento perchè ogni individuo non sentisse il bisogno di sviluppare tutto il suo essere, di fidarsi alle forze proprie, piuttosto che a quelle della società, e di conservare la sua morale indipendenza sotto la servitù politica. L'avvenire che sotto un despotismo stabilito non presenta veruna mutazione ad un padre di famiglia, ne offriva mille tra le rivoluzioni di questi tiranni di un giorno. Tutti i cittadini invidiavano non solo la sorte di quelle repubbliche in cui la costituzione guarentiva la sicurezza colla libertà, ma perfino la sorte degli stabili principati, ne' quali almeno godevasi il riposo; ma per altro restava loro almeno la speranza, mentre non vi è più speranza sotto un despotismo costituito.
      Contavansi di già alcune città ove qualche famiglia aveva stabile signoria, e dove l'ereditaria successione di due o tre generazioni pareva averne legittimato il dominio. La casa d'Este regnava a Ferrara dall'epoca dello scacciamento dei Salinguerra e della disfatta dei Ghibellini, accaduta del 1240, fino alla morte d'Azzo X nel 1308346. A quest'epoca venne spogliata della sua sovranità dai Veneziani e dal papa, che da prima avevano in qualità d'ausiliari preso parte in una disputa di successione.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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