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      Presentaronsi questi in aprile al legato, che allora trovavasi a Piacenza, intimandogli di desistere dal recare molestia al signore della città di Milano il quale era dipendente soltanto dall'impero59. Il legato rinfacciò agli ambasciatori di prendere le difese di un eretico, e di turbare la chiesa ne' suoi diritti, e poche settimane dopo incaricò Raimondo di Cardone dell'assedio di Milano60. Ma non tardò a sentire che l'intervento di un imperatore aveva bastato per restaurare gli affari de' Ghibellini: gli ambasciatori eransi gettati in Milano con quattrocento cavalli; dietro loro ordine i signori di Verona, di Mantova, di Ferrara mandarono ai Visconti cinquecento cavalli; ed inoltre cinquecento Tedeschi che servivano nell'armata guelfa, vedendo sventolare le bandiere imperiali sulle mura di Milano, entrarono in città per unirsi ai loro compatriotti. Raimondo di Cardone indebolito dalla loro diserzione e dalle malattie che si erano manifestate nel suo campo, il 23 luglio del 1323 abbandonò l'assedio di Milano e si ritirò a Monza61.
      Luigi di Baviera poteva finalmente pensare alle cose dell'Italia, cui i due concorrenti all'Impero non avevano fino allora preso parte. Amendue abbandonati dalla nobiltà che gli aveva eletti, non avevano potuto commettere la decisione dei loro diritti alla sorte delle armi: e sebbene del 1315 si fossero trovati a fronte nelle vicinanze di Spira, eransi separati senza battaglia. La più importante zuffa della guerra civile in Germania era stata quella degli Svizzeri de' tre primi cantoni a Morgarten, ove disfecero il duca Leopoldo, fratello di Federico d'Austria.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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