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      Ma in mezzo di questo apparente equilibrio tra le forze delle opposte fazioni, erasi in Lucca innalzato alla testa del partito ghibellino un uomo che univa l'accortezza e la dissimulazione al valore ed alle più rare virtù militari; che aveva l'arte di farsi temere dal popolo ed amare dai soldati; che sapeva dare il giusto valore all'odio impotente che poteva disprezzare, all'amicizia ed al favore che gli era utile di acquistare; e che tenevasi sempre padrone di nuocere senza provocare la vendetta, di abbandonarsi all'amicizia, senza arrischiare di essere tradito. Quest'uomo era Castruccio Castracani, signore o tiranno di Lucca.
      Nell'istante medesimo in cui Uguccione e Neri della Fagiuola erano stati scacciati da Pisa e da Lucca, gli abitanti di quest'ultima città, che riconoscevano da Castruccio la loro liberazione da un giogo straniero, lo nominarono capitano annuale delle loro milizie, e lo riconfermarono tre anni consecutivi. Castruccio, uscito dalla famiglia ghibellina degli Interminelli, era stato molto tempo in esilio per la fazione de' suoi antenati; nel suo esilio aveva avuta opportunità di militare sotto molti capi della stessa fazione in Lombardia; ed il trionfo della sua fazione non gli stava meno a cuore del proprio innalzamento. L'anno 1320, assicuratosi il favore popolare, fece esiliare da Lucca gli avvocati e tutta la parte guelfa, indi si presentò al senato domandando il supremo potere. Di duecento dieci suffragi ne ebbe duecento nove di favorevoli, ed il suo innalzamento alla signoria fu quasi con perfetta unanimità confermato dal popolo73.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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