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      La sovranità di Lucca non era per Castruccio che un primo passo verso la grandezza cui aspirava. La sua alleanza coi Ghibellini di Lombardia, e la stretta amicizia che lo univa alla famiglia Visconti, lo chiamava a prendere parte alla guerra che guastava il nord dell'Italia; e solo per mezzo della guerra egli ben vedeva di potere innalzarsi a quell'alto grado di potenza per cui sentivasi fatto. Era Lucca una ricca e commerciante città, sebbene minore di Firenze. Le gabelle delle sue porte davano grandi profitti allo stato, che Castruccio accrebbe con un'estrema economia. I cittadini, orgogliosi di aver avuto parte alla vittoria di Montecatini, eransi affezionati alle armi, ed il loro principe aveva saputo disciplinarli ricompensando le fatiche degli esercizj militari con premj e distinzioni d'onore. La campagna veniva coltivata da una robusta e coraggiosa razza di montanari che dava eccellenti soldati. Le castella degli Appennini, quelli della Varsilia e della Lunigiana appartenevano a gentiluomini ch'eransi in gioventù esercitati nelle piraterie di mare e di terra. Castruccio gli unì presso di lui; chiamò pure alla piccola sua corte gli esiliati e gli avventurieri che andavano errando d'una in altra città in traccia di battaglie e di piaceri. Il valore era per Castruccio la prima virtù, che premiava colla gloria e colla licenza; ma in pari tempo aveva l'accortezza di assoggettare alla disciplina coloro che scioglieva dalle regole della morale.
      In tal modo avendo Castruccio lentamente formata la sua armata, ebbe opportunità di entrare in campagna in occasione della spedizione in Italia di Filippo di Valois.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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