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      Dopo aver sostenuto un mese d'assedio, quando Luigi incominciava a scoraggiarsi il governo fu forzato a domandare la pace dalle grida della plebaglia, ammutinata dai capi del partito democratico per vendicarsi dell'essere stati da sett'anni in qua esclusi dall'amministrazione.
      Onorevoli furono le condizioni accordate da Luigi ai Pisani; promise loro che nè Castruccio nè gli esiliati entrerebbero in città, ch'egli medesimo non promoverebbe verun cambiamento nel governo, e che la contribuzione pagabile da Pisa, siccome da tutte le città imperiali pel suo felice arrivo, sarebbe fissata in sessanta mila fiorini, che gli erano stati fin da principio offerti. A tali condizioni e dopo aver posti in libertà gli ambasciatori trattenuti da Castruccio, entrò pacificamente in Pisa il 10 ottobre facendo osservare alla sua armata la più severa disciplina. Ma que' medesimi cittadini che avevano costretta la signoria a far la pace, il conte Tazio, figliuolo di Gerardo di Donoratico, e Vanni, figliuolo di Banduccio Bonconti, che volevano pur vedere rovesciato il presente governo, adunarono tumultuariamente un parlamento, che annullò la capitolazione accordata dall'imperatore, richiamò gli esiliati, e permise a Castruccio l'ingresso in città. Il primo atto di sovranità esercitato da Luigi di Baviera sopra la repubblica fu una contribuzione di cento cinquanta mila fiorini162.
      Luigi visitò in appresso Lucca e Pistoja; e per ricompensare lo zelo e la fedeltà di Castruccio, eresse in suo favore un ducato in Toscana, formato delle città di Lucca, Pistoja, Volterra e della Lunigiana.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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