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      Cane non aveva figli legittimi, e gli succedettero nella signoria i due nipoti figliuoli del fratello Alboino. Alberto, il primogenito affatto dedito ai piaceri, abbandonò la cura di tutti gli affari a suo fratello Mastino, erede dei talenti e dell'ambizione, ma non delle virtù di Cane229.
      E per tal modo quando l'imperatore tornava in Germania, tutti gli antichi capi del partito ghibellino, tutti coloro che avevano tanto tempo e con tanta generosità difesa la causa dell'impero contro il papa ed il re Roberto, erano caduti. Ma questa causa, più che dalla caduta di tanti illustri personaggi, riceveva danno dalla condotta tenuta in Italia da Luigi, e dalle triste memorie che di sè230 vi lasciava. Protettore nato della nobiltà e delle città imperiali, aveva in ogni luogo contribuito alla loro ruina; aveva senza vergogna sagrificati i suoi partigiani alla sua avarizia o all'interesse del momento; non erasi mantenuto fedele a verun principe, o ad amico di qualsiasi condizione, ed aveva fatto temere non meno la sua debolezza e la sua incostanza che la sua crudeltà.
      Il partito della chiesa che gli era opposto, era alla stessa epoca diretto da capi egualmente odiosi. Papa Giovanni XXII, che aveva preferito di vivere suddito in Avignone piuttosto che sovrano in Roma, mostravasi assai meno il capo della cristianità, che la creatura e l'istrumento del re di Francia. Lussurioso, avaro, vendicativo, scompigliava l'impero con ambiziose pretensioni, di cui gli stessi suoi partigiani riconoscevano l'ingiustizia; turbava la pace della chiesa colle oziose dispute ch'ebbe coi Francescani intorno alla povertà di Cristo, coi cardinali, ed in appresso colla Sorbona per visione beatifica231. Poneva all'incanto le dignità ecclesiastiche; permetteva e probabilmente incoraggiava col suo esempio la corruzione de' costumi, talchè la sua corte scandalizzava tutta la cristianità. Quest'uomo, così indegno del titolo di padre de' Fedeli, aveva nominato suo rappresentante in Lombardia, Bertrando del Poggetto, che dicevasi suo nipote, ma veniva universalmente creduto suo figlio.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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