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      Obizzo d'Este, Luigi di Gonzaga ed Azzo Visconti entrarono successivamente nella lega delle due repubbliche. L'ultimo aveva approfittato della guerra generale, cui avevano preso parte i suoi vicini per impadronirsi nello stesso tempo di Lodi, di Como e di Crema309. Carlo, figliuolo di Giovanni di Boemia e duca di Carintia, si unì anch'esso ai nemici di Mastino, e gli tolse in sul cominciare di luglio le città di Cividiale e di Feltre310.
      Mentre un'armata condotta da Lucchino Visconti minacciava a ponente gli stati di Mastino, indi ritiravasi senza combattere311, Pietro de' Rossi rimaneva nelle vicinanze di Padova onde cogliere qualche opportunità per togliere questa grande città ad Alberto della Scala, che ne aveva il comando. Alberto, fratel maggiore di Mastino, era suo eguale in autorità, ma di talenti e di coraggio a lui inferiore d'assai. Impaziente del travaglio, abbandonava i pubblici affari per dedicarsi interamente ai piaceri. Marsiglio ed Ubertino da Carrara, gli antichi signori di Padova e capi del partito guelfo, erano i soli suoi consiglieri. Nell'ebbrezza dell'assoluto potere aveva fatto violenza alla moglie d'Ubertino da Carrara; ma come egli aveva dimenticato quest'oltraggio, figuravasi che lo avesse egualmente dimenticato ancora l'offeso. Ubertino non erasene in verun modo lagnato, o dato indizio dell'interna sua rabbia; ma aveva aggiunto alla testa di moro, che formava il cimiero del suo elmo, due corna di oro, perchè gli rammentassero continuamente la sua vergogna e la vendetta che meditava di fare312.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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