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      La rima formava una parte essenziale della poesia italiana e della provenzale; e Dante aveva artificiosamente alternate le rime in modo che si legassero le une alle altre, onde giovare alla memoria di coloro che canterebbero i suoi versi, senza affaticare l'orecchio con una monotona consonanza. Petrarca non fu forse di così fino gusto nell'avvicendare le sue rime; e cercò più d'ogni altra cosa la tortura e la difficoltà, scrivendo trecento in quattrocento sonetti, e talvolta duplicando la tortura di questo infernale letto di Procuste, come ingegnosamente chiamò il Sonetto un poeta italiano371.
      Le canzoni sono i componimenti nei quali il Petrarca spaziò con maggiore libertà, e sono altresì quelli nei quali trovasi frequentemente una grandezza lirica che lo pareggia agli antichi lirici, ed a Dante, suo maestro. Le canzoni sono composte di più strofe di versi endecasillabi e settenarj; ma ogni strofe dev'essere perfettamente eguale alla prima, sia per conto delle rime, che per rispetto ai differenti piedi, ed alla distribuzione dei riposi. La canzone non deve avere più di quindici strofe, nè la strofa più di venti versi; e terminare con una chiusa o invio, nel quale l'autore addirizzava la parola ai suoi versi. Rare volte accade che quest'aggiunta che riconduce in iscena il poeta non distrugga con alcun poco di vanità o di galanteria l'impressione fatta dal poema con più elevati pensieri e con un andamento più lirico372.
      Nel 1326, Petrarca strinse amicizia con Giacomo, figliuolo di Stefano Colonna, di età conforme e di studj, dal papa in appresso nominato vescovo di Lombez.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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