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      Firenze non era più contenta de' suoi antichi confini, e cercava in ogni occasione di allargarli, aspirando al dominio di tutta la Toscana: per cui non durò che tre anni la pace conchiusa in Venezia, sebbene calamità di altro genere, la peste e le civili discordie, avessero, prima di ricominciare la guerra, privata la repubblica di quella tranquillità che aveva sperato di godere.
      La peste tenne dietro, nel 1340, ai cattivi raccolti di due anni consecutivi, che avevano fatto soffrire al popolo la fame, ed indebolito il temperamento dei poveri. Ne' caldi dell'estate l'epidemia colse quindici mila vittime, non lasciando, per così dire, intatta veruna famiglia. Pure per impedire che l'immaginazione si spaventasse alla vista di tanti morti e delle continue processioni funebri, i magistrati vietarono al banditore pubblico d'invitare alle tumulazioni, ed ai parenti di tenersi adunati nella chiesa ov'era portato il morto390. I freddi dell'inverno misero finalmente termine al contagio, che dopo pochi anni doveva riprodursi con maggiore violenza, e rinnovarsi altre volte in diverse epoche del 14° secolo, togliendo alla terra la metà de' suoi abitanti.
      Quasi senza interrompimento tenne dietro a tanta calamità quella della civile discordia. Dodici cittadini di Firenze eransi in quest'epoca usurpata tutta l'autorità della repubblica; non già mutando le leggi costituzionali, o le magistrature dello stato; ma rendendo le ultime dipendenti dalla propria autorità, ed assicurando che le elezioni dell'estrazione a sorte non cadessero che sopra loro, e sui loro amici clienti.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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