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      Ma le prime sentenze capitali che pronunciò il duca d'Atene, lasciarono travedere le sue intenzioni di non limitarsi ad un potere subalterno. Egli fece decapitare Giovanni de Medici che aveva il comando della fortezza di Lucca quando s'arrese ai Pisani, ed a Guglielmo Ottoviti, governatore d'Arezzo, che con alcune ingiustizie aveva provocata la sommossa dei Tarlati; sottopose a disonoranti processi Riccardo dei Ricci e Naddo Rucellai, accusati d'arricchirsi a spese del tesoro, e condannati avendoli ad enormi ammende a stento si lasciò piegare a salvar loro la vita414. Le quattro famiglie così duramente trattate dal duca nel primo mese della sua amministrazione facevano parte di quella dominante oligarchia, cui lo stesso Gualtieri andava debitore della sua autorità. Mentre le pronunciate sentenze spargevano il terrore nella classe de' grassi borghesi, rallegravano la nobiltà ed il popolo, soddisfacendo alla gelosia dei primi, ed all'odio degli altri. La scure della giustizia vedevasi posta in mano al vendicatore degli ordini oppressi, innanzi al quale il favore e l'intrigo restavano impotenti, ed i meglio radicati abusi sarebbero stati distrutti. Avendo Gualtieri dato a conoscere la strada che voleva tenere, e quali parti desiderava di rendersi amiche, accolse favorevolmente i loro progetti e s'unì coi più stretti vincoli ai nemici del governo. Promise ai grandi di far rivocare l'ordinanza di giustizia, se col mezzo loro poteva ottenere più stabile dominio, e con tale promessa le principali famiglie della nobiltà si dichiararono per lui415. Poi ch'ebbe guadagnata la nobiltà, si volse ad alcuni mercanti in procinto di fallire, promettendo loro grosse sovvenzioni dal tesoro dello stato onde potessero sostenere il ritardato pagamento de' loro crediti; e molte delle più riputate famiglie borghesi presero a favorirlo416: finalmente non contento di farsi strumento dell'odio e delle vendette del basso popolo contro la classe superiore, lo accarezzò mostrandosi popolare con affettata famigliarità e promettendogli di metterlo a parte de' pubblici onori.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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