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      All'indomani 8 settembre, giorno della festa della Vergine, il popolo si adunò nella piazza del palazzo, ove giunse il duca in mezzo a cento venti uomini d'armi ed ai trecento fanti che formavano la sua guardia; ma tutti i nobili, tranne la famiglia della Tosa, avevano prese le armi, ed ingrossato il suo corteggio. I priori e gli altri magistrati scesero di palazzo e si collocarono presso al duca innanzi alla balaustrata di ferro. Francesco Rustichelli, uno de' priori, fece, a nome della signoria, la proposizione, convenuta il giorno avanti, di prorogare per un anno il potere del duca. Allora molti della più abbietta plebe, appostati da Gualtieri, interruppero all'istante il priore con grida da forsennati, chiedendo che gli si accordasse a vita la sovrana autorità. Nello stesso tempo, strettisi intorno a lui, lo sollevarono sulle loro braccia, mentre le guardie atterravano le porte del palazzo, e lo portarono sulla tribuna nelle sale riservate ai priori. Il popolaccio avido di oltraggiare ciò che aveva sempre rispettato, costrinse la signoria a ricoverarsi in una sala terrena, e poco dopo ad uscire di palazzo; diede in mano ai nobili il libro delle ordinanze di giustizia perchè lo facessero in pezzi, strascinò nel fango il gonfalone dello stato, indi lo abbruciò sulla pubblica piazza. Per ultimo gittò ovunque a terra gli stemmi del comune di Firenze, sostituendogli le insegne del duca419.
      Pochi giorni dopo il duca approfittò dello spavento dei consigli per far da loro ratificare quella signoria a vita, che si era arrogata colla forza.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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