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      Loro cedette per quindici anni la sovranità di Lucca, riservando a sè la nomina in tutto questo tempo del podestà. Dopo tale epoca Lucca doveva tornare libera; essere richiamati tutti i Guelfi fuorusciti, e posti in possesso dei loro beni; ma in pari tempo dovevano pure rientrare in Firenze tutti i suoi esiliati, e rendersi i prigionieri senza taglia: Pisa inoltre si obbligava a pagare un annuo tributo di otto mila fiorini, ed accordava per cinque anni l'assoluta franchigia de' suoi porti ai Fiorentini421.
      Come tale trattato, che si pubblicò il 14 ottobre nelle due città, non cancellava pei Fiorentini la vergogna delle ultime disfatte, scontentò perfino i partigiani del duca. Invano cercava questi di accarezzare il popolaccio, non chiamando agl'impieghi che persone della più bassa classe, gli artigiani de' mestieri minori, che appunto allora vennero a Firenze chiamati ciompi, voce derivata dal viziato vocabolo di compères che loro davano nelle orgie loro i soldati francesi422. Ma gl'impieghi del duca più non appagavano nè meno l'ambizione della plebaglia. Gualtieri aveva cacciati i priori dal loro palazzo, e rilegatili in quello in addietro abitato dal giudice esecutore; gli aveva spogliati di ogni appariscenza e di ogni autorità; distrutto l'ufficio de' gonfalonieri di compagnia, levati i gonfaloni, e distrutta egli stesso la ricompensa che mostrava di promettere al popolaccio. In appresso annullò tutte le ordinanze intorno alle arti e mestieri, e successivamente indispose tutte le classi del popolo, tranne i macellai, i mercanti di vino ed i conduttori delle lane, de' quali cercava di conservarsi l'attaccamento con vili adulazioni.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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