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      Intanto molte persone s'andavano in silenzio adunando senza che si facesse per le strade verun movimento: seicento cavalli del duca occupavano diversi quartieri della città per mantenervi la quiete, e gli ajuti che aspettava da Bologna e dalla Romagna avevano di già passata la sommità degli Appennini. Tutto ad un tratto alcuni oscuri plebei diedero il segno della rivoluzione gridando alle armi sulla piazza di mercato vecchio ed alla porta di san Pietro. A questo grido tutti i palazzi di Firenze s'aprirono, e le truppe che vi si erano adunate in silenzio marciarono rapidamente alle loro piazze d'armi; le strade furono barricate, ovunque spiegati gli stendardi del comune e del popolo, e tutti i cittadini chiamaronsi e si risposero col grido di viva il popolo, il comune, la libertà.
      La cavalleria del duca, sorpresa ne' diversi quartieri della città, faceva ogni sforzo per ritirarsi verso il palazzo ed unirsi presso al duca, ma non ve ne giunsero che trecento, essendone stati uccisi molti, altri fatti prigionieri e spogliati delle loro armi. Frattanto il principale corpo della cavalleria del duca occupava la piazza de' priori innanzi al palazzo, onde il popolo vi accorse affollato, e, barricando tutte le strade che vi conducevano, impedì alla cavalleria d'attaccare i cittadini, e di scorrere la città. Allora tutte le case che circondano la piazza si aprirono ai cittadini armati per la libertà; tutti i tetti si cuoprirono di assalitori che passando dagli uni agli altri, lanciavano pietre e tegole contro i soldati, bersagliati ancora dagli arcieri che stavano alle finestre.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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