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      Contavansi entro le mura cento dieci chiese, cinquantasette delle quali erano parrocchiali, cinque abbazie, due priorati abitati da ottanta regolari; ventiquattro monasteri di donne, che racchiudevano cinquecento religiose; settecento monachi di differenti ordini, duecento cinquanta in trecento preti cappellani, e trenta spedali con mille letti per i poveri e gli infermi. Oltre gli abitanti trovavansi sempre in Firenze almeno mille cinquecento forastieri.
      La prosperità del commercio era proporzionata alla popolazione; eranvi duecento fabbriche di lane che davano ogni anno settanta in ottanta mila pezze di stoffe del valore complessivo di un milione e cinquecento mila fiorini. Calcolavasi che il terzo di questa somma serviva al pagamento di trenta mila operai ch'erano impiegati in questa manifattura. Il commercio delle stoffe straniere si faceva da venti mercanti riuniti sotto il nome di compagnia della Calimala, che smerciava, un anno compensato l'altro, dieci mila pezze del valore di trecento mila fiorini. Ventiquattro case erano destinate al commercio di banco, e la zecca coniava ogni anno trecento cinquanta in quattrocento mila fiorini d'oro, e venti mila lire in bilione di rame436. Trent'anni prima le manifature delle lane avevano occupate un centinajo di fabbriche di più, e date perfino cento mila pezze di stoffe; ma quelle stoffe erano molto più grossolane, ed il loro valore minore della metà, perchè ancora non vi s'impiegavano le lane dell'Inghilterra.
      Tale era la prosperità della repubblica fiorentina prima che l'ambizione e la discordia de' suoi cittadini, la gelosia, e l'avarizia dasse loro un padrone.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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