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      Ma era più facile assai il ricondurre all'uguaglianza i diversi quartieri della città, che non i diversi ordini dei cittadini. I nobili erano esclusi dal governo in forza dell'ordinanza di giustizia. I ricchi borghesi avevano formata più tardi una nuova oligarchia, che non eccitava meno la gelosia del popolo, di quello che si facesse altra volta l'oligarchia della nobiltà. A guisa dei nobili avevano essi palazzi fortificati, grandi possedimenti in campagna, vassalli, clienti, ed una numerosa famiglia; essi educavano nelle case loro una gioventù orgogliosa; e per dirlo in una parola, univano tutti que' mezzi di forza e di resistenza che possono rendere pericoloso un ordine di cittadini. L'abuso del passato potere, faceva temere che tentassero di rinnovarlo; e loro si rinfacciavano tutte le perdite fatte dalla repubblica per la mala fede di Mastino della Scala, per la guerra di Lucca, per la tirannide del duca d'Atene. La gelosia ed il desiderio di dominare manifestavasi egualmente nelle inferiori classi del popolo, e già sotto il nome di mezzi borghesi e di artigiani si distinguevano due separati ordini di cittadini, le di cui rivalità difficilmente si sarebbero potute conciliare.
      Venticinque deputati di ogni quartiere, otto nobili e diecisette cittadini, furono chiamati dal vescovo e dai commissarj del popolo a formare una balìa per riunire i diversi partiti, e dare una nuova forma alla costituzione. La balìa decise che, avendo tutti i cittadini preso parte alla distruzione della tirannia, dovevano tutti partecipare alla libertà. La balìa non volle riconoscere che due ordini nella nazione, il popolo e la nobiltà; attribuì al primo i due terzi degli onori pubblici, l'altro terzo ai secondi; e sospese il rigore dell'ordinanza di giustizia, affinchè i delitti de' grandi fossero puniti colle forme e le leggi comuni agli altri cittadini.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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