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      Conosceva Guarnieri il pericolo di rimanere in una provincia così lungo tempo da ridurre gli abitanti agli estremi di prendere in comune le armi contro di lui. Perciò sempre avanzandosi d'uno in altro stato, senza mettere distinzione alcuna tra amici e nemici, era omai pervenuto ai confini del territorio bolognese. Per quanto far potesse di male nel suo passaggio, un nemico era sempre meno odioso ai repubblicani di Bologna, del tiranno che gli opprimeva; il primo guastava le campagne a guisa di passaggero turbine, l'altro corrompeva il principio dell'esistenza, come que' pestilenziali miasmi de' pantani che infettano l'aria. I Gozzadini, i Beccadelli, e tutti i vecchi amici della libertà recaronsi al campo del duca, promettendogli quante ricchezze sapeva desiderare, se cacciava di Bologna Taddeo dei Pepoli, e ridonava alla libertà quest'antica e potente città. Ma il generale tedesco preferiva alle promesse de' fuorusciti le immediate offerte del signore di Bologna, che aveva trovato alla testa di tre mila cinquecento cavalli in vicinanza di Faenza. La battaglia era dubbiosa, e la vittoria non lo avrebbe compensato del sangue che gli sarebbe costata. Accettò dunque sessanta mila lire di Bologna, che Taddeo Pepoli gli fece dare a titolo del soldo di due mesi dovuto alle sue truppe, ed attraversò pacificamente il territorio bolognese, conducendo la grande compagnia nello stato di Modena454.
      In questa breve campagna aveva Guarnieri levate ragguardevoli contribuzioni, e le sue truppe eransi arricchite col saccheggio; onde il capitano ed i soldati desideravano del pari di tornare in Germania per godervi tranquillamente le ammassate ricchezze.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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