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      Giovanna, oppressa dal terrore e dal rimorso, tornò subito a Napoli seco conducendo il cadavere dello sposo, che fu sepolto con poca pompa nella chiesa di san Luigi471. Coloro che non avevano avuta parte nella congiura, non dissimulavano l'orrore che loro ispirava così grave delitto; ognuno si precauzionava come se fosse personalmente minacciato, o come se questo delitto avesse tutti infranti i legami della società. Roberto di Taranto, fratello di Luigi, armava i suoi vascelli, e fortificava i suoi palazzi; Carlo di Durazzo eccitava il popolo a vendicare la morte del suo re; questi, avendo sposata la sorella di Giovanna, sperava probabilmente di succederle, quando il popolo la privasse del trono. Finalmente la regina ed il suo amante, Luigi di Taranto, adunavano i loro partigiani, e preparavansi a sostenere la guerra civile di cui vedevansi minacciati.
      Tutta l'Europa parve sollevarsi udendo tale attentato. Clemente VI, che il 7 maggio 1342 era succeduto a Benedetto XII morto il 25 aprile, si credette chiamato dalla sua suprema dignità e dall'alto dominio sul regno di Napoli a punire i colpevoli che non potevano essere giudicati dai giudici ordinarj. Incaricò pertanto Bertrando di Baux, grande giustiziere del regno, a formare un processo contro l'uccisore del re Andrea, e di perseguitare il delitto senza aver riguardo a veruna persona, e senza rispetto alcuno per le secolari dignità472. La regina che non ardiva proteggere i congiurati, per non confessarsi complice, vide soggiacere alla tortura Raimondo di Catania, suo grande maniscalco; dopo di che il grande giustiziere, facendosi portare innanzi uno stendardo, sul quale era dipinto l'assassinio d'Andrea, venne seguito dal popolaccio di Napoli a prendere perfino nel palazzo della regina i suoi amici, i suoi servitori più affezionati, ed in particolare la Catanese, confidente de' suoi più intimi segreti.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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