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      Vero è che la regina tentò alcun tempo di difenderla, ma, temendo il furore popolare, l'abbandonò poscia ai suoi carnefici473.
      Prima d'essere condotti al supplicio, gl'imputati furono sottoposti a terribili torture per istrappar loro la confessione del proprio delitto; nel qual tempo uno steccato custodito dai soldati non permetteva al popolo di udire le loro deposizioni. La Catanese morì tra gli orrori della tortura; gli altri furono condannati ad un ributtante supplicio, durante il quale venne474 loro posto un amo in bocca perchè non potessero parlare475.
      È indubitato che temevasi da coloro che venivano mandati al supplicio l'accusa della complicità della regina; ma le precauzioni prese per impedirla, l'accusavano ancora più apertamente. Non pertanto Giovanna scrisse al re d'Ungheria, fratello di suo marito, per iscolparsi di un delitto di cui l'accusava la voce pubblica. In risposta ricevette una lettera, resa celebre dal suo laconismo. «Giovanna, gli scriveva Luigi, i disordini della tua passata vita, l'ambizione che ti fece ritenere il regio potere, la vendetta trascurata, e le scuse in appresso allegate, provano abbastanza che tu sei complice della morte di tuo marito476.» Alcuni ambasciatori del re d'Ungheria eransi nel mese di maggio del 1346 presentati alla corte del papa chiedendo che al loro padrone fosse dato il possesso del regno di Napoli, di cui era il più prossimo erede, e venisse deposta Giovanna, resasi, per il commesso delitto, indegna di regnare. In pari tempo Luigi appellava ad un altro tribunale, a quello delle armi, invocando il valore de' suoi sudditi.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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