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      Niun altro uomo del suo secolo aveva maggiore venerazione per l'antichità, o una più nobile emulazione per farne rivivere le virtù; veruno aveva più profondamente studiati i costumi e le leggi della repubblica romana, nè meglio sapeva interpretare le iscrizioni ed i monumenti che fino allora erano stati con occhio stupido risguardati dal popolo, senza trovarvi memoria delle virtù de' loro antenati; verun altro uomo era animato da uno zelo più puro per il ben comune, o da più caldo patriottismo; verun altro finalmente sapeva agli altri comunicare con più persuasiva eloquenza i proprj pensieri e sentimenti. Questo distinto letterato, questo profondo antiquario, dai suoi talenti fatto capo del governo, non tardò a far conoscere che non aveva nè il coraggio necessario per la difesa del popolo, nè la modestia che avrebbe dovuto preservarlo dall'abbagliamento dell'inaspettata sua grandezza, nè la cognizione degli uomini, che si acquista difficilmente sui libri, e senza la quale un dotto non è un uomo di stato.
      Durante l'assenza dei papi, Roma trovavasi in preda alla più turbulenta anarchia; i baroni romani avevano afforzate tutte le castella dello stato della chiesa, e tutti i palazzi che possedevano in città; avevano posta guarnigione in tutti gli antichi monumenti capaci d'essere ridotti a fortezze, e perchè nel vasto circondario delle mura di Aureliano la metà dei quartieri era deserta, i baroni trovavansi soli padroni di molte strade, ove avevano innalzati steccati ed altre difese in mezzo alle ruinate case.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





Roma Aureliano