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      Da quell'istante la pace fu sbandita dalle vostre mura, il sangue de' vostri nobili e de' vostri cittadini fu versato inutilmente in private contese; le vostre forze esaurite dalla discordia, e la città, già regina delle nazioni, diventata oggetto del loro scherno. Romani, io ve ne scongiuro, riflettete che voi vi esponete ad essere lo spettacolo dell'universo; il giubbileo si avvicina, i Cristiani verranno dall'estremità del mondo a visitare la vostra città; volete che non trovino che debolezza e ruina, che oppressione e delitti492!»
      I nobili, da Cola da Rienzo attaccati così gagliardamente, ascoltavano motteggiando i suoi discorsi, e non pensando che potessero avere qualche effetto; i cittadini andavano dicendo che un oratore romano non cambierebbe lo stato di Roma coi quadri e colle allegorie; ma il popolo cominciava a fermentare, e le persone suscettibili di entusiasmo erano non meno scosse del volgo. Cola conobbe ch'era tempo di andare più avanti, ed il primo giorno di quaresima fece affigere alla porta di san Giorgio al Velabro una scrittura con queste sole parole: entro pochi giorni i Romani ritorneranno nel loro antico e buono stato. Dopo ciò tenne sul monte Aventino una segreta adunanza di tutte le persone che credette animate da patriotici sentimenti. Ebbero parte a quest'unione mercanti, letterati, ed ancora varj nobili di second'ordine. Cola da Rienzo supplicò quest'assemblea di veri Romani, di ajutarlo a salvare la patria; rappresentò loro la miseria, la servitù, i pericoli cui trovavasi abbandonata la loro città patria; ricordò l'antica estensione della romana repubblica, la fedele sommissione delle città d'Italia, che tutte al presente erano ribellate; egli piangeva parlando, e con lui piangevano i suoi uditori: ma ben tosto cercò di risvegliare il loro coraggio, assicurandoli che Roma non aveva ancora perduti gli elementi della sua potenza, che le sole imposizioni da loro pagate ogni anno bastavano per rendere la forza al governo e sottomettere i loro sudditi ribelli493; che il papa approvava gli sforzi ch'essi facevano per repristinare il buono stato, e che potevano far capitale della sua assistenza.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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