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      Promettevano in pari tempo di non attaccare i tribuni ed il popolo di Roma, di non prestare asilo ai malfattori ed agli assassini, e finalmente di non appropriarsi le entrate del comune. I gentiluomini, i giudici, i notaj, i mercanti furono chiamati a dare lo stesso giuramento di mantenere il buono stato497.
      Dopo una violenta anarchia, durante la quale uomini colpevoli di orribili misfatti osavano passeggiare per le contrade di Roma con piena sicurezza e facendo tremare i pacifici cittadini, sembrava a' Romani d'avere ricuperata la libertà quando videro puniti gli assassini, i furti, gli adulterj. Arbitrarie ma giuste sentenze atterrivano i delinquenti; e l'ordine vedevasi ristabilito in Roma. La giustizia d'un despota non era più separata da quella d'un popolo libero, e la sicurezza del maggior numero faceva dimenticare l'arbitrario potere che opprimeva pochi individui.
      Frattanto Cola da Rienzo aveva spediti ambasciatori in Avignone per informare il papa di quanto aveva fatto, ed averne la sua approvazione. Le proteste del tribuno di sommissione e di ubbidienza calmarono alquanto l'estremo terrore che prodotto aveva nella corte pontificia il primo avviso della recente rivoluzione498. Era il secolo dell'erudizione e della pedanteria: le stesse opinioni intorno agli eterni diritti de' Romani, alla loro antica potenza, all'ubbidienza loro dovuta dai papi, dagl'imperatori, da tutto il mondo, che avevano invaso Cola da Rienzo, e procuratogli un caldo difensore ed entusiasta nel Petrarca, erano poco più poco meno comuni a tutti i letterati d'Europa, ed ottenevano a Cola partigiani che da lui si ripromettevano le più grandi imprese.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo V
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 298

   





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